Aree di intervento

ANSIA, PAURA, PANICO, STRESS

L’ansia è espressione di uno conflitto interno, importante da indagare. È una forma di paura, un campanello d’allarme che ci avverte di un pericolo.

Parliamo di disturbi d’ansia riferendoci a quei disturbi che condividono caratteristiche di paura e ansia eccessive e comportamenti collegati. Se la paura è la risposta emotiva a una minaccia incombente, reale o percepita, che potrebbe mettere a rischio la nostra vita, l’ansia costituisce l’avvisaglia di rischio futuro. Questi due stati possono sovrapporsi come possono essere dissimili: 

  • la paura è più spesso associata a picchi di attivazione autonomi ca necessaria alla lotta o alla fuga, a pensieri di pericolo immediato e a comportamenti di fuga;
  • l’ansia è più frequentemente associata alla tensione muscolare e alla vigilanza in preparazione al pericolo futuro e a comportamenti prudenti o di evitamento.

 A volte il livello di paura o ansia è ridotto da comportamenti pervasivi di evitamento. 

Gli attacchi di panico giocano un ruolo importante all’interno dei disturbi d’ansia come un particolare tipo di risposta alla paura. I disturbi d’ansia sono differenti l’uno dall’altro per la tipologia di oggetti o di situazioni che provocano paura, ansia oppure comportamenti di evitamento, e per l’ideazione cognitiva associata. 

I disturbi d’ansia differiscono dalla normale paura o ansia evolutive perché sono eccessivi o durevoli rispetto allo stadio di sviluppo. Essi differiscono dalla paura o dall’ansia transitorie, spesso indotte da stress, perché sono persistenti (per es., durano tipicamente 6 mesi o più). 

Lo stress è la risposta naturale dell’organismo a eventi stressanti (stressors). Possiamo definire “evento stressante” un periodo di lavoro intenso, un cambiamento improvviso quale la fine di una relazione, un trasloco. L’organismo in risposta a questi eventi si “attiva” per fronteggiare la situazione; possiamo dire che si “attiva per combattere”! 

Lo stress dura per un periodo limitato; terminata infatti questa situazione di “emergenza” il corpo deve ritornare in uno stato di equilibrio e possiamo ritornare ad essere più rilassati. 

E se questo non avviene? Se la situazione si protrae per molto tempo? 

LO stress ha effetti diretti sul nostro organismo: l’iperstimolazione dei meccanismi ormonali a lungo andare determina un malfunzionamento dei sistemi del nostro organismo. Allo stesso tempo c’è la tendenza ad assumere comportamenti in risposta allo stress che sono di fatto disfunzionali per la salute, quali il fumo, le scorrete abitudini alimentari, il consumo di alcool …  Questi comportamenti vengono quasi ricercati e mantenuti con il fine illusorio di allentare la tensione collegata allo stress, in assenza di abilità di coping più adattive, purtroppo però a lungo andare costituiscono fattori di rischio per problematiche relative alla salute, come cardiopatie e malattie respiratorie.

Lo stress si manifesta attraverso sintomi fisici e psicologici. Fra i maggiori segnaliamo: 

ansia;

irritabilità;

frustrazione;

scarsa attenzione e confusione;

tensione muscolare;

insonnia;

mal di testa;

dermatite;

problematiche legate al tratto gastro intestinale;

sudorazione eccessiva, etc.

MALUMORE E DEPRESSIONE

La depressione è un disturbo caratterizzato da un’alterazione dell’umore: si prova angoscia, profonda tristezza, apatia, perdita di reattività e incapacità di reagire emozionalmente agli eventi, anche quelli positivi e importanti della vita. Il soggetto si sente in uno stato depresso per la maggior parte del tempo; è come se sentisse dentro di sé un vuoto che lo rende triste e lamentoso, demotivato. Non prova interesse o piacere per alcuna attività. 

La depressione ricade negativamente sulla qualità di vita, rendendo difficile svolgere la maggior parte delle attività quotidiane. Le trasformazioni somatiche e cognitive incidono in modo significativo sulla capacità di funzionamento dell’individuo: negatività, frustrazione, incapacità di intravedere un futuro diverso, mancanza di energia pervadono la sfera personale e quella lavorativa interferendo in particolar modo con quella sociale. 

Bisogna fare attenzione a non confondere la depressione con una fase di malinconia e tristezza; questi sono stati d’animo temporanei e passeggeri, reazioni emotive inevitabili ad alcuni momenti della vita (ad esempio in seguito ad un lutto). 

I campanelli d’allarme per riconoscere stati di depressione sono:

tristezza;

stanchezza;

apatia;

scarsa concentrazione;

aumento o perdita dell’appetito;

disturbi psicosomatici;

pensieri ricorrenti di morte, anche legati al suicidio.

DISTURBI DELLA NUTRIZIONE E I DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE 

I disturbi dell’alimentazione sono caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione o di comportamenti connessi all’alimentazione che determinano un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale.

Nell’ultima versione del manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali (DSM-5 – American Psychiatric Association, 2013), sono riportati tre disturbi dell’alimentazione principali (anoressia nervosa, bulimia nervosa e disturbo da binge-eating) e un ampio gruppo di altri disturbi dell’alimentazione. 

Il DSM-5 ha unito in un’unica categoria diagnostica i disturbi della nutrizione e i disturbi dell’alimentazione. I primi colpiscono prevalentemente, ma non esclusivamente, l’infanzia e includono le seguenti categorie diagnostiche: pica, disturbo da ruminazione e disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo. 

Classificazione medica dei disturbi dell’alimentazione

  • Anoressia nervosa
  • Bulimia nervosa
  • Disturbo da binge-eating
  • Altri disturbi dell’alimentazione: 
  • Anoressia nervosa atipica 
  • Bulimia nervosa a bassa frequenza e/o di durata limitata
  • Disturbo da binge-eating a bassa frequenza e/o di durata limitata
  • Disturbo da condotta di eliminazione
  • Sindrome da alimentazione notturna

DISTURBI CORRELATI A SOSTANZE E DISTURBI DA ADDICTION

I disturbi correlati a sostanze contemplano 10 classi distinte di sostanze: 

  • alcol; 
  • caffeina; 
  • cannabis; 
  • allucinogeni
  • inalanti; 
  • oppiacei; 
  • sedativi, ipnotici e ansiolitici; 
  • stimolanti (sostanze amfetaminosimili, cocaina e altri stimolanti); 
  • tabacco; 
  • e altre (o sconosciute) sostanze. 

Queste 10 classi non sono totalmente distinte. Tutte le sostanze che vengono assunte in eccesso hanno in comune l’attivazione diretta del sistema cerebrale di ricompensa, che è coinvolto nel rafforzamento dei comportamenti e nella produzione dei ricordi. Esse producono un’attivazione così intensa del sistema di ricompensa che le normali attività possono venire trascurate. Invece di ottenere l’attivazione del sistema di ricompensa attraverso comportamenti adattivi, le sostanze di abuso attivano direttamente i percorsi di ricompensa. I meccanismi farmacologici attraverso i quali ciascuna classe di sostanze produce una ricompensa sono differenti, ma sono quelle che noi chiamiamo sostanze ad attivare tipicamente il sistema e a produrre sensazione di piacere, spesso riferita come “sballo“. Inoltre, individui con livelli inferiori di autocontrollo, che può riflettere compromissioni dei meccanismi cerebrali inibitori, possono essere particolarmente predisposti a sviluppare disturbi da uso di sostanze, a suggerire che le radici dei disturbi da uso di sostanze, per alcuni individui, possono essere osservate attraverso specifici comportamenti molto prima dell’esordio dell’uso attuale della sostanza stessa. 

In aggiunta ai disturbi correlati a sostanze, c’è da considerare anche il disturbo da gioco d’azzardo (gambling). I comportamenti legati al gioco d’azzardo attivano il sistema di ricompensa del cervello, con effetti simili a quelli delle droghe e che i sintomi del disturbo da gioco d’azzardo assomigliano in una certa misura a quelli dei disturbi da uso di sostanze. 

Fonte: American Psychiatric Association. (2014). DSM-5: Manuale diagnostico e statistico dei disturbi

mentali, Milano: Raffaello Cortina Editore.